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Brexit e Trump dove andremo a finire?

Quale atteggiamento conviene adottare, quindi, dal punto di vista di un investitore, nei confronti della valuta inglese? Secondo Piermattia Menon, analista finanziario di Consultique, «per il 2017 consigliamo di mantenere un approccio molto prudente alla valuta inglese sulla scia dell’evoluzione delle trattative con l’Ue. Saranno rilevanti le reazioni dei paesi europei: potrebbero essere punitive per fissare un deterrente contro i movimenti euroscettici degli altri paesi o più costruttive per evitare una guerra commerciale con il Regno Unito.

 Questo sarà chiaro solamente dopo le elezioni in Germania e Francia». E continua: «A soccorso della Gran Bretagna potrebbe arrivare un accordo commerciale con la nuova amministrazione Trump già promesso in tempi brevi. Sta di fatto che, fintanto che non ci sarà l’uscita formale dalla Ue, l’accordo non potrà essere negoziato. Inoltre non è chiaro come questo si possa conciliare con la politica protezionistica che Trump ha promesso».

In generale il problema della valuta è meno pressante per quanto riguarda il comparto azionario poiché, data la composizione dell’indice di Borsa inglese (ovvero composto da società che fatturano principalmente in valuta estera), si osserva una correlazione inversa tra valuta e corsi azionari. In altre parole, quando la sterlina si deprezza i titoli aumentano di valore. «Dalla votazione di giugno il cambio contro l’euro oscilla tra 0,835 e 0,90 e una quotazione al di sopra di quest’ultima soglia potrebbe aprire lo spazio per ulteriori svalutazioni fino alla parità verso l’euro», conclude Menon. A seguito di un fenomeno di “overshooting” sul cambio e della decisione della Corte Costituzionale di far ratificare dal Parlamento l’esito del voto, la sterlina ha registrato un apprezzamento fino a quota 0,84 a fine novembre, per poi ripeggiorare fino a 0,88 a inizio 2017.

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